di Fausto Viviani
Dopo la fase emergenziale dove le associazioni e le cooperative sociali hanno contribuito, operando assieme alle Istituzioni, a far fronte ai bisogni della popolazione più fragile e sola, portando a casa cibo e medicinali; accompagnando alle visite e terapie non rinviabili e facendo un numero inestimabile di telefonate…
si pone la necessità per tutti di provare a rispondere al quesito di cosa trarre come insegnamento da questa esperienza e soprattutto di come dare una risposta strutturale e non emergenziale alla domanda crescente di protezione ma anche di promozione e partecipazione che metta la centro il territorio fatto della necessità di di sempre maggiore domiciliarità, prossimità, sostenibilità e nuove tecnologie, digitali e non solo.
Una protezione, promozione e partecipazione fatta di infrastrutture pubbliche, private e del Terzo settore che partendo dalle loro consuete attività, anche all’interno dei percorsi di coprogrammazione e coprogettazione, si qualificano sempre più sia come luogo di incontro fra le domande dei cittadini e la capacità soggettiva delle associazioni di risposta che come parte di una rete che, nel contenere e offrire una molteplicità di opportunità, può accompagnare il cittadino nel trovare, in altre realtà, la propria soluzione. Parallelamente, di fronte a nuovi bisogni legati ai cambiamenti demografici, sociali , climatici.., progettare nuovi servizi e prestazioni anche in collaborazione con altre associazioni del territorio.
Dobbiamo immaginare le nostre sedi e i luoghi dove operiamo non solo come parte della nostra attività ma, in collaborazione e connessione alla rete dei servizi pubblici e privati, come il sistema nervoso ( a volte nevrotico…) del “corpo” della comunità che consente al cittadino di superare le paure e di sentirsi più forte grazie alla protezione e promozione presente e visibile. Protezione e promozione prodotte anche dal suo protagonismo attivo.
In questa rete, non solo virtuale, il Terzo settore con le migliaia di sedi e luoghi di incontro distribuiti su tutto il territorio regionale ne può rappresentare uno dei punti di forza diventando ancora di più il principale interlocutore dei cittadini a partire da quelli più deboli, abbandonati che la crisi ha reso ancora più fragili e spesso arrabbiati.
Il senso di abbandono, che ricordiamo è solitudine a cui si aggiunge la disperazione, non va solo riferito alle persone fragili ma anche ai territori, come le aree interne della nostra Regione dove, se non adeguatamente infrastrutturate con reti telematiche, tecnologie digitali, formazione e servizi di mobilità e prossimità, il rischio di crescita delle diseguaglianze e abbandono è quasi certo, con tutte le conseguenze negative anche da punto di vista di cura del territorio e di danni per il clima. La stessa preoccupazione va rivolta anche alle periferie delle nostre città. Pur di fronte a domande e quindi risposte di diverso tenore ma con gli stessi obiettivi di contrasto alla solitudine, abbandono e riduzione delle diseguaglianze.
Tutto ciò impone al Terzo settore un cambio di passo dove la dimensione “verticale” dei profili associativi deve sempre più interloquire con la dimensione “orizzontale” e di prossimità dei territori e delle relazioni attraverso una sempre maggiore interazione e integrazione con le altre realtà associative, con le Istituzioni e Amministrazioni locali.
Meno competizione e più collaborazione è uno dei tanti insegnamenti che ci consegna l’esperienza, per alcuni tragica, di questa epidemia..( che molti analisti dicono ha contribuito ad orientare il voto alle ultime elezioni amministrative premiando chi più si è speso in questa direzione).
In sintesi, a mio avviso, per noi la sfida su cui vorrei impegnarmi e impegnarci è quella di operare per promuovere e favorire investimenti in infrastrutture, servizi e attività di prossimità che consentano sempre più alle persone di sentirsi parte di una comunità, regionale e territoriale, che vuole accogliere e integrare, superando, per quanto possibile, le crescenti diseguaglianze e fragilità sociali, investendo in ambiente, sostenibilità, tecnologie con la partecipazione attiva dei diretti interessati e delle associazioni del Terzo settore.
Per andare in questa direzione appare a me chiaro, come a tutti voi, che dobbiamo operare per fare in modo che il Forum regionale, quelli territoriali e perché no..dando vita alla costituzione di quelli di zona ( corrispondenti ad esempio ai 38 Distretti socio-sanitari della Regione), siano in grado di promuovere e accompagnare questi percorsi, superando i personalismi e le logiche corporative, nella consapevolezza che “non ci salva da soli” e che la vera innovazione sta nel pensare sempre a come mettere il “con” davanti al verbo dividere.