Venerdì 18 marzo, dopo il rinvio dello scorso gennaio, si è tenuta la serata di condivisione del progetto “Io sono il numero xxxxx a Mauthausen“, proposto nelle scuole medie e elementari di Castenaso. Insieme agli e alle insegnanti, gli alunni e le alunne delle classi IV e V della scuola primaria Nasica e delle classi II e III della secondaria Gozzadini hanno preso parte alla serata per raccontare la loro esperienza.
Nives Zaccherini, Presidente del Centro Sociale e Culturale Airone ANCeSCAO di Castenaso alle porte di Bologna che ha proposto il progetto nelle scuole, è emozionata ed entusiasta mentre parla di come i ragazzi e le ragazze hanno accolto e partecipato all’iniziativa. Si tratta di un progetto per le scuole già collaudato, ma che per le limitazioni dovute alla pandemia ha dovuto rinunciare a una parte fondamentale delle precedenti edizioni, il viaggio al campo di concentramento di Mauthausen in Austria.
L’obbiettivo del progetto, spiega Zaccherini, era far comprendere ai ragazzi e alle ragazze la drammatica stagione del nazi-fascismo, attraverso testimonianze, proiezioni e il lavoro in classe delle e degli insegnanti. A conclusione del progetto è stato realizzato un filmato in cui sono state raccolte le voci degli alunni e delle alunne: un risultato “splendido” secondo la Presidente di Airone, perché c’è stata una profonda capacità di comprensione di una realtà così lontana dalla loro.
Zaccherini sottolinea anche come questi giovanissimi e giovanissime siano riusciti a trasmettere, durante la serata di restituzione alla comunità, la loro idea di libertà. I ragazzi e le ragazze percepiscono istintivamente che le differenze non sono un problema e che chiunque merita rispetto e comprensione.
L’importanza della memoria passa anche attraverso la capacità di leggere il presente e gli studenti e le studentesse sono stati molto acuti, riuscendo ad allargare la riflessione anche a temi che riguardano più da vicino il loro vissuto, come il bullismo o la pericolosità dei social media. “Hanno fatto capire come la cattiveria può nascondersi ovunque e quanto sia importante riconoscerla e scovarla, pur restando sempre aperti a tutti”, spiega Zaccherini.
Questa idea di apertura è stata il filo rosso delle riflessioni dei ragazzi e delle ragazze e per Zaccherini si tratta di un punto di vista illuminante, anche per le generazioni precedenti che possono essere vittime di un retaggio culturale più chiuso. Gli alunni e le alunne più piccoli sono stati da questo punto di vista i più capaci di trasmettere la propria visione, proprio in virtù della spontaneità e della genuina empatia che contraddistingue la loro età.
Secondo la Presidente è stata un’esperienza assolutamente positiva e rilevante anche per i ragazzi e le ragazze che si sono sentiti “importanti”, ascoltati dai genitori e dagli adulti: “un momento commovente”. Grazie all’ottimo lavoro degli insegnanti, “sono stati magici” dice Zaccherini, il progetto è stato un successo e si è riusciti ad affrontare dei temi così importanti e complessi con partecipanti così giovani.
Eppure è fondamentale, spiega Zaccherini, portare questi temi nelle scuole, dove purtroppo la storia contemporanea è spesso trascurata. Invece “la memoria deve essere coltivata nelle scuole, anche alle elementari”. E visti i risultati la Presidente si augura che questo progetto possa andare avanti anche in futuro, coinvolgendo sempre più persone perché “il valore aggiunto sta proprio in questo: vedere ciò che si può fare grazie alla collaborazione di tutti”.