La “Romagna al Centro” ha fatto centro

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Si è concluso alla fine del 2024 Romagna al Centro, un progetto finanziato dalla regione Emilia Romagna che aveva uno scopo, quello di far ripartire i centri sociali ANCeSCAO colpiti dall’alluvione del 2023 (e da quelle successive).
Far ripartire i centri sociali del territorio significa soprattutto ricostruire i rapporti sociali già indeboliti dal periodo della pandemia e resi più critici dalle alluvioni. Significa dar fiducia e speranza alle persone che rischiano la povertà e il disagio psicologico, significa infine pensare a una società dove le relazioni e la solidarietà sono più importanti del tornaconto personale e degli orizzonti ristretti in generale.
E Romagna al Centro si è conclusa in modo coerente con una gita turistica in un posto bello, la Basilica Sant’Apollinare in Classe di Ravenna e poi un pranzo al centro sociale “Il desiderio” a Lido Adriano. Erano presenti i rappresentanti da tutte le province dell’Emilia Romagna, territori che hanno contribuito in prima persona al riavvio dei centri colpiti dalla calamità.

Il progetto prevedeva due azioni, una rivolta all’alfabetizzazione digitale delle persone anziane in modo da renderle autonome nell’uso dello Spid, nella gestione del Fascicolo Sanitario Elettronico, del cellulare…
L’altra azione invece è stato un servizio di ascolto e di sostegno psicologico a gruppi di cittadine e cittadini delle zone alluvionate. Queste azioni poi sono state accompagnate da altre iniziative come delle feste, degli spettacoli teatrali, delle mostre.
ANCeSCAO ho dimostrato, con questo progetto, l’importanza di creare una rete di soggetti sociali per superare le avversità e l’importanza del volontariato in tutto questo.

Durante il pranzo abbiamo raccolto la testimonianza di alcuni dirigenti per sapere da loro cosa ha significato questo progetto e cosa resta ancora da fare.
Elmiro Malpezzi presidente di ANCeSCAO Ravenna non ha dubbi: “Per noi ha significato moltissimo, innanzitutto perché siamo riusciti a contattare e a dare una risposta a persone che si trovavano veramente in difficoltà. Abbiamo aperto due sportelli psicologici, uno sportello informatico, abbiamo fatto delle feste”. E vorrebbe continuare a tenere aperti gli sportelli di sostegno perché hanno dato dei buoni risultati. Sul suo territorio però le difficoltà ci sono ancora:
il centro sociale “Ca di Cuntadèn” di Sant’Agata sul Santerno e il circolo “Macrelli” di Faenza sono ancora inagibili e l’ultima alluvione del 2024 ha messo fuori uso anche il centro sociale “Il cotogno” di Cotignola.
Antonio Bassi, presidente del centro sociale “Ca di Cuntadèn” di Sant’Agata sul Santerno, conferma questa situazione ma aggiunge anche che le attività, grazie al progetto Romagna al Centro, sono continuate e continuano: “Sono stati importanti i 12 incontri di sostegno psicologico alla popolazione, poi in un secondo momento abbiano lanciato un altro percorso che abbiamo chiamato ‘L’arte che cura’. In pratica abbiamo proposto alle persone dei laboratori creativi sull’uncinetto, la ceramica, la scrittura e anche dei laboratori sullo psicodramma e sui sogni. Queste attività hanno portato all’iscrizione di una trentina di nuovi soci”.
Gianfranco Mazzolari, presidente del centro sociale “Il Delfino” di Forlì, racconta che il piano di sotto del centro è ancora inagibile e non sa quando si potrà recuperarlo. Intanto però le attività sono proseguite al piano di sopra e grazie all’aiuto fornito dal progetto si è acquistato del materiale utile per la ripresa delle attività.
Paola Mazzotti è presidente del centro sociale “Il Tondo” di Lugo di Romagna e l’aiuto che ha ricevuto da Romagna al Centro riguarda soprattutto l’attività teatrale del gruppo locale che recita in dialetto su soggetti ambientati per lo più in Romagna: “Facciamo uscire la gente da casa; per evitare la solitudine e per socializzare, l’andare a teatro è una situazione ideale”. Hanno dato 12 rappresentazioni che hanno coinvolto molte persone, non tante però come era prima della pandemia. “Prima del covid venivano ai nostri spettacoli 70 – 80 persone, ora ne raccogliamo solamente una trentina, ma queste cose sono importanti e noi organizzeremo ancora serate teatrali per far uscire la gente da casa”.

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