2019 ce lo spacciano per “un anno bellissimo” nel quale però pesano come un macigno: la recessione, la cambiale di 32 miliardi extra deficit e l’aumento dell’I.V.A. da scontare sulla manovra del 2020. Ma non è di economia che voglio parlare, vorrei inserire un ragionamento diverso per questa giornata.
Per chi ha la mia età, l’8 marzo lo ha ricordato/festeggiato negli anni in modi diversi. Solo negli ultimi anni è diventato anche un fatto commerciale!! Negli anni 70 è stato un momento di lotta per raggiungere determinati risultati poiché si rivendicava la parità salariale, il divorzio (ottenuto proprio nel 1970) mentre altri anni sono stati momenti importanti di riflessione e di festa. Perché scrivere oggi qualcosa che ripercorre le tappe delle conquiste delle donne nel nostro Paese? Perché anche se le condizioni di vita sono cambiate e migliorate negli ultimi 70 anni, avverto personalmente il bisogno di vigilare su molte conquiste che ci riguardano. Perché le giovani generazioni che, sono nate e cresciute con una serie di diritti acquisiti, danno per scontata la possibilità di realizzare la propria vita. Ma non è così!
Ripercorrere alcune tappe a mio parere serve a due cose: la prima è che questo è stato un percorso scandito da lotte durissime concretizzatosi grazie all’unione trasversale delle donne e la seconda a mettere in evidenza quanto c’è ancora da fare. La prima di queste lotte riguarda il mondo del lavoro, una delle grandi conquiste è stata l’accesso delle donne alle professioni pubbliche. Le donne si rendono conto che il lavoro è la strada per raggiungere l’indipendenza non solo economica ma anche quella dal “contesto sociale”. Le tappe si snodano per più decenni. Voglio ricordare i grandi passi compiuti soprattutto negli anni 70 del precedente secolo poiché mancavano le strutture che si occupassero in primo luogo della salute della donna e dei suoi figli. Fra i più importanti, le leggi sul diritto di famiglia, gli asili nido e i consultori, l’interruzione volontaria di gravidanza, il divorzio.
Leggi che hanno prodotto un cambiamento così radicale che ancora oggi sono oggetto di critiche, spesso sbagliate, da movimenti di opinione laici e religiosi che vorrebbero abrogarle.
E’ di questi giorni la ripresa del dibattito contro la L. 194 (aborto) che, ricordo, si fonda peraltro su due principi fondamentali: la tutela della salute delle donne e della loro libertà di scelta
Nel 1996 la violenza sulle donne si trasforma da reato contro la morale a reato contro la persona. Più di recente la legge sullo stalking.
Oggi, di fronte alla regressione che ci circonda cosa ci serve?
Innanzitutto che queste leggi non abbiano valore solo sulla carta, che siano presenti nella nostra società degli strumenti che garantiscano sia il mantenimento in vita delle conquiste fatte, sia il dibattito critico sulle difficoltà e le esigenze della donna contemporanea. Credo che per realizzare la nostra dimensione di vita e di esseri sociali non possiamo abbassare la guardia e soprattutto dobbiamo occuparci sempre delle donne non solo una volta all’anno.
Per questo 8 marzo voglio ricordare che, rispetto alle generazioni precedenti, abbiamo davanti più tempo da vivere: a 65 anni se ne hanno altri 25. La nostra aspettativa di vita è aumentata grazie alla scienza, all’alimentazione, alla sanità pubblica ecc., in più la mia generazione è la prima a non aver provato sulla propria pelle nessuna guerra. Sono pertanto convinta che noi non dobbiamo essere solo le “guardiane di un mondo in estinzione” o “fuori produzione” dobbiamo invece assumerci la funzione di generatrici di nuove forme di vita sociale, quindi di democrazia.
Buon 8 marzo
Lucia Pieratelli