L’istituzione del Giorno della memoria, ricorda lo sterminio del popolo ebraico ma anche più direttamente la persecuzione degli ebrei italiani, una pagina di storia che non può essere dimenticata e che inevitabilmente richiama le responsabilità nostrane sulle disonorevoli leggi razziali.
Sono trascorsi settantuno anni dal giorno in cui la Prima armata del Fronte ucraino fece il suo ingresso sotto la famigerata scritta Arbei macht frei, in una giornata che cambiò la storia del Novecento e la percezione dei crimini del regime nazista. C’è bisogno di continuare a ricordare, affinchè mai più possa verificarsi una tale catastrofe; Shoah in ebraico significa appunto catastrofe, disastro, distruzione. E continuare a vigilare sulla capacità degli europei di mettersi alla prova con una memoria costruttiva.
Il ricordo, non deve essere fine a se stesso: a parte la giusta commozione per le tante, tantissime vite distrutte, vivo e chiaro senza distinguo il monito contro tutti i fanatismi politici, ideologici e religiosi. Occorre dimostrare sempre con precise e concrete iniziative che non si tollererà più l’obbedienza cieca e disumana, l’intolleranza, il pregiudizio religioso o razziale.
L’esercizio della memoria, che molti nostri centri portano avanti in collaborazione con le scuole, è per noi fondamentale per fare sempre i conti con la storia, la nostra e quella del mondo, e uscire dall’eterno presente in cui sembriamo condannati da decenni.
Conoscere la storia ci dà il senso del dinamismo con cui le vicende dell’umanità si svolgono sia nei momenti progressivi sia nei momenti di crisi e di regressione umana e culturale.